Attualità e Testimonianza con d.Giampietro 05/12/20

Da Il Giornale di Vicenza del 29 novembre 2020


LA CORSA ai CONSUMI ci INDUCE A ERRORI


di Ferdinando Camon

E' sbagliato aspettare i dati del Covid di una giornata per decidere cosa fare la giornata dopo. Bisogna mettersi in testa che questa sarà una lotta lunga, che si combatte più con la cultura di fondo che con le direttive giornaliere. II Natale è un periodo breve, importante per la nostra societa, è il perno e l'inizio, tutto comincia da ciò che il Natale ricorda e tutto ci ruota intorno. Ma noi abbiamo creato la civiltà dei consumi e non riusciamo più a festeggiare niente se non consumiamo, consumare è il nostro modo di stare insieme. Il Natale è il clou della rnostra civiltà. Intendendola sia come civiltà cristiana che come civiltà dei consumi. E' il giorno piu costoso dell'anno, nel senso che spendiamo in regali più soldi che in ogni altro giorno. Quel giorno può raddrizzare o far barcollare da solo l'industria della nostra nazione. Dentro di noi inconsciamente, ci aspettiamo che govemo e amministrazioni regionali consentano che il Natale di quest'anno somigli il più possibile ai Natali passati. 


Se gli somiglia, vuol dire che dall'epidemia che ci isola e ci immiserisce stiamo uscendo. E' così? No. La gente è così stressata dal distanziamento, dall'evitare bar e supermercati e negozi, dalla mascherina, aspetta con così tanta ansia un segnale di liberazione da queste pastoie, che se le autorità autorizzano un minimo di shopping, si scatenano assalti e si formano assembramenti. E poi li pagheremmo a caro prezzo. Le attenzioni che abbiamo adesso, compresa la mascherina, non è escluso che dovremo seguirle fino alla fine del 2021. Speriamo di liberarcene prima, ma è chiaro che più le seguiamo adesso, piu presto ce ne liberiamo. 


L'istinto al rilassamento è forte ma anche pericoloso. I governi nazionale e regionale non devono badare alla nostra voglia e al nostro istinto, ma alla nostra salute. E noi, popolo dobbiamo tenerne conto. Un Natale più vicino alla salvezza sara un buon Natale.

Sulla società del consumo aveva scritto Zygmunt Bauman nella sua opera "Homo consumens" dalla quale è tratto il seguente testo:

Ciò che vale per la società del consumo in generale, vale anche per i singoli individui che ne fanno parte. Il «consumatore soddisfatto» rappresenterebbe una catastrofe anche per se stesso (o per se stessa). Per dirla con Dan Slater, la cultura del consumatore «associa l'idea di soddisfazione a quella di "stagnazione economica": i bisogni non devono mai avere fine [..] [essa] prevede che i bisogni di ciascuno di noi siano insaziabili, e in perenne ricerca di nuovi prodotti attraverso cui essere soddisfatti». In altre parole, è come se fossimo sempre sospinti e/o attratti in una incessante ricerca di soddisfazione, salvo temere che, una volta «soddisfatti», smetteremmo di cercare... 
Con i passare del tempo, non abbiamo nemmeno piu bisogno di farci sospingere o attrarre, per sentirci in questo modo (e per agire di conseguenza). Forse che non abbiamo più niente da desiderare? Niente di cui andare in cerca? Niente da sognare, nella speranza di svegliarci scoprendo che è vero? Siamo forse destinati ad accontentarci per sempre di quello che abbiamo (e quindi, quasi per automatismo, di quello che siamo)? Forse che nulla più di nuovo e di straordinario si imporrà alla nostra attenzione, e non ci potremo più liberare di nulla, di quanto compare sula nostra «ribalta»? Uno scenario di questo tipo che vorremmo tutti avesse vita breve ha un nome soltanto: «noia». Gli incubi che perseguitano l'homo consomers sono le cose, animate o inanimate, o anche solo le loro ombre i ricordi delle cose, animate o inanimate, che minacciano di trattenersi più a lungo del necessario, e di ingombrare la nostra ribalta.

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